giovedì 10 febbraio 2022

L'infanzia negata di Pin. Portare Il sentiero dei nidi di ragno in classe: infanzia, amicizia, guerra.


Dove e quando: il bisogno all'origine del romanzo

Dice Italo Calvino, nella ormai celebre prefazione del '64 a Il sentiero dei nidi di ragno, romanzo sulla (e della) Resistenza, che:

Questo romanzo è il primo che ho scritto; quasi posso dire la prima cosa che ho scritto, se si eccettuano pochi racconti. Che impressione mi fa, a riprenderlo in mano adesso? Più che come un'opera mia lo leggo come un libro nato anonimamente dal clima generale d'un'epoca, da una tensione morale, da un gusto letterario che era quello in cui la nostra generazione si riconosceva, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. 

E in effetti sappiamo che il Neorealismo più che una scuola, una corrente fatta di programmi, manifesti e adesioni, fu un  «insieme di voci, in gran parte periferiche». Bisognava restituire la voce e la mimica alle storie partigiane vissute; l'intellettuale - e non solo - avvertiva cocente la  necessità di esprimere la vita, i personaggi, i linguaggi e le ideologie che aveva imparato.

Nasce da questo bisogno, nel 1947, la storia di Pin, bambino ligure fotografato negli anni della lotta partigiana. Pin è troppo ingenuo per decifrare l'ambiguo mondo degli adulti, ma grande abbastanza da sfidare con coraggio la paura, il nemico, la solitudine


Pin: storia di un bambino-adulto

Il romanzo è un testo politico, che ha lo scopo di raccontare il volto meno conosciuto della guerra, senza eroi e senza ideologie.

Pin ha assorbito il linguaggio scurrile dei grandi, odia la sorella che si prostituisce con i tedeschi, riceve insulti e non di rado anche botte. Pin non ha diritti, non ha tutele e non ha protezione: è una creatura disillusa e sospettosa, che però s'inventa un universo fiabesco e alternativo, il regno della sua infanzia negata: là, in quel luogo disperso e sconosciuto ai più, dove i ragni fanno il nido e edificano sentieri, sceglierà di seppellire l'arma rubata, il trofeo tanto desiderato ma mai riconosciuto dai grandi. Nasce così la metafora dei sentieri dei nidi di ragno. Un sistema di porticine e straduzze invisibili perché sotterranee, dove Pin vuole infilare i fili d'erba, o far esplodere un colpo d'arma per vedere se tutto si distrugge, se tutto scompare. 

Girovaga, Pin, in cerca di un posto in cui stare bene - se si può pensare di stare bene, fermi, da qualche parte - e in cerca di un grande amico (o di un amico grande), un genitore che non ha avuto - è infatti orfano di entrambi i genitori -, che gli tenga la mano e lo accompagni, nella notte, in mezzo alle lucciole

Pin maneggia le pistole, frequenta le osterie, fa battute oscene e naturalmente non va a scuola. Non capisce molte cose del mondo degli adulti, per esempio perché abbiano l'irrefrenabile desiderio delle donne

E poi Pin non si fida e non si affida a nessuno; ama stare da solo e teme la delusione. Spesso, infatti, è stato deluso dai grandi, troppo evanescenti per stargli accanto, poco interessati alle sue piccole grandi conquiste. Sbaglierà anche a fidarsi della persona sbagliata: non sa che fa parte del diventare grandi.

Ciò che colpisce maggiormente di Pin, però, è l'opportunità di guardare il mondo, la realtà della guerra, da un punto di vista "altro", scorciato. Non c'è, nel romanzo, la guerra del sangue sui vestiti e sugli occhi, non c'è la violenza delle bombe e degli assalti, se non nei racconti di chi torna al fienile sporco e pieno di pidocchi. 

Grazie a questa visuale speciale Pin spia dal buco della serratura gli amori tedeschi della sorella, la Nera di Carrugio Lungo; così può sfuggire alle guardie, ai fascisti, alla galera. Si unisce a Lupo Rosso, bambino-adulto come Pin. La sua è la guerra di tutti i giorni, quella che non si fa sparando e andando all'assalto, ma vivendo nella precarietà, senza diritti, tutti i giorni.

Solo dopo Pin farà la conoscenza del Cugino, che lo introdurrà al gruppo scalcagnato del suo distaccamento, capeggiato dal Dritto. Qui conosciamo una platea di uomini (e una donna), i peggiori elementi rifiutati dagli altri distaccamenti: fanatici, lettori, gente insubordinata. 

Pin insomma è la voce della Resistenza, dell'infanzia negata che però resiste e si oppone al brutto pur comprendendolo. Il suo privilegio è stare al di sopra delle cose senza esserne fuori, senza tenersi troppo lontano. La visione scorciata di Pin è l'infanzia che lo salva. 


Perché leggere Il sentiero dei nidi di ragno a scuola, e come

Questo romanzo costituisce un'opportunità preziosa per i giovani e giovanissimi lettori per alcuni semplici motivi.

Innanzitutto perché spiega bene cos'è la guerra senza fossilizzarsi su particolari cruenti, operazioni belliche e storie ufficiali; e lo fa attraverso l'ottica di chi spesso non ha voce nella storia dei grandi (i bambini, gli emarginati). La Resistenza viene qui vista attraverso - e grazie - gli occhi di un bambino cresciuto troppo in fretta, che conserva però un irriducibile attaccamento alla vita, all'infanzia, alla fantasia. Sta qui la forza enorme di Pin, metafora al tempo stesso della giovinezza e della resistenza, con la r minuscola.

Il secondo motivo è il linguaggio. Calvino sperimenta uno stile vicinissimo al parlato, narrativo, talvolta intriso di parole oscene, espressioni dialettali, improperi. Perché l'antisocialità di Pin, la sua emarginazione, il suo stare al limite fra grandi e piccini, sta tutta lì: nel linguaggio. Pin snocciola canzoni volgari senza conoscerne l'intimo senso, compiace - se gli va - i grandi che hanno voglia di ascoltare barzellette sporche. Ma Pin non ha scuola, Pin è così com'è perché in mezzo ai grandi è dovuto crescere; è tagliato fuori dalla visione adulta del mondo - sentendosi perciò offeso - e lo testimonia attraverso il linguaggio. La gemma più preziosa è il linguaggio mentale di Pin, cioè il suo dialogo interno fatto di fantasie e rassicurazioni - quelle di cui un bambino ha bisogno. 

Il terzo motivo è la tecnica narrativa: Calvino ci mostra esattamente come funziona un narratore eterodiegetico, che si palesa volentieri nel corso delle pause riflessive del bambino. Numerosi sono gli interventi dialogici, sapientemente dosati con le sezioni descrittive. E anche se fabula e intreccio tendono pressoché a coincidere, tre sono le analessi su cui si potrebbe ragionare: tutt'e tre vogliono raccontare la storia di personaggi dalla funzione centrale o secondaria, come Pin, la sorella, Miscell il francese e il Cugino.

Ho pensato a una rosa di sezioni narrative da proporre in classe, sia nella secondaria di primo che di secondo grado. Per i temi trattati, quali l'infanzia, l'amicizia, la guerra il romanzo si adatta bene alle medie e alle superiori, purché si adotti una naturale cautela rispetto ai passi più scurrili e neorealisti del romanzo. Non perché in classe si debba assumere un atteggiamento di reazionaria chiusura, di bigotta censura del testo, ma perché il contenuto non sarebbe pienamente compreso nella sua globale complessità da parte di lettori non solo giovanissimi ma il più delle volte inesperti: e questo non è il nostro scopo. 

Alla secondaria di primo grado possiamo proporre la lettura ad alta voce, condivisa in classe e commentata, di alcune sequenze significative:

l'arresto di Pin

la fuga di Pin dal carcere con l'aiuto di Lupo Rosso

l'incontro di Pin con il Cugino

la battaglia tra partigiani e fascisti

la lite fra Pin e il Dritto

Pin si riappropria della pistola

l'amicizia fra Pin e il Cugino

La lettura può essere inserita in un percorso più ampio che coinvolga la storia (come vivevano i bambini durante le guerre nel passato? E come vivono oggi i conflitti?), la geografia (esistono Paesi in cui i bambini non hanno diritti? C'entra qualcosa l'ordinamento politico di uno Stato?), l'italiano (la vicenda di Pin è una fiaba moderna, con attanti, funzioni e struttura ben delineati).

Si può sfruttare il romanzo anche per costruire una geografia dei luoghi italiani che hanno ospitato la Resistenza, per comprendere come il territorio sia stato piegato ora alle strategie dei partigiani, ora agli attacchi dei fascisti, in una guerra che è anche una guerra di spazi - fra colline e fienili, alture e boschi.

Interessanti riflessioni possono essere stimolate attorno al tema del carcere, della detenzione minorile e della violazione dei diritti dei bambini: si può proporre un aggancio utile, ad esempio in Educazione Civica, con la Convenzione sui diritti dell'infanzia (CRC) e con l'annesso Protocollo Opzionale sul coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati. A tal proposito risulta ricco di documenti e tematiche il sito https://gruppocrc.net/#120, del Gruppo di lavoro per la Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, coordinato da Save the children.

Pure la tematica dell'amicizia, fil rouge del romanzo, suscita la curiosità dei giovanissimi, che sono in fondo i primi ad interrogarsi sul valore dell'amicizia e soprattutto - come Pin - su chi possa essere nostro amico, e in base a quale criterio. Pin ad esempio ricerca l'amico dovunque, eppure non si fida mai, rimane un passo indietro per la paura di esporsi, di essere ferito.

In una ipotetica classe III di scuola secondaria di primo grado, inoltre, il romanzo può essere associato allo studio della Seconda guerra mondiale, in particolare delle dinamiche del 1943-1945 nell'Italia lacerata dal conflitto civile. 

E alla secondaria di secondo grado? Valgono le stesse considerazioni e si possono adattare gli stessi spunti già formulati per il grado inferiore. Si può aggiungere, tuttavia, un riferimento pratico agli studi di narratologia del primo biennio: abbiamo già notato come Calvino utilizzi tecniche narrative ben precise, restituendoci un modello prezioso di narratore palese e eterodiegetico, che assume spesso la prospettiva del personaggio centrale (Pin); oltre al sapiente utilizzo di sezioni narrative di tipo descrittivo, riflessivo, dialogico, di discorsi liberi diretti e indiretti, ma anche di monologhi interiori che spesso hanno approdi sperimentali, liberi. 


Perché il primo romanzo di Calvino è un romanzo moderno

Un romanzo, il primo di Calvino, che è una miniera di riflessioni e di spunti da attuare in classe. Modernissimo, nonostante i valori della guerra partigiana oggi siano lontanissimi dagli alunni, perché tratta - come sempre fa l'arte - dell'universale: Calvino sa andare oltre al contingente caso specifico, la Resistenza dolorosa e pidocchiosa, quella vera e reale, per parlare a tutti. Pin è il bambino che c'è stato - o c'è ancora - in alcuni di noi, quello che interpreta la realtà e ne costruisce una ragnatela di fantasie, quello che disilluso va ancora alla ricerca di un Cugino che gli tenga la mano, di notte, in mezzo alle lucciole.



Ramona G.



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